Joseph Hubertus Pilates (1880–1967) fu l’inventore del Metodo Pilates.
Nato nei pressi di Düsseldorf, da padre ginnasta di origini greche e madre naturopata di origini tedesche, Pilates si convinse che il moderno stile di vita, la pessima postura e una respirazione inefficace fossero le cause di una salute precaria.
Per superarne gli effetti studiò culturismo, tuffo, sci e altre tecniche di ginnastica e sviluppò una serie di esercizi.
Si trasferì in Inghilterra nel 1912 e lavorò come boxeur, circense e allenatore per la difesa personale.
Quando, durante la Prima Guerra Mondiale, fu internato in un campo di prigionia, passò il tempo a sviluppare ulteriormente i suoi esercizi.
La permanenza sull’isola di Man insieme a soldati mutilati e l’incontro con il ballerino Rudolph von Laban furono per lui la fonte d’ispirazione per mettere a punto un nuovo metodo per l’attività fisica. Nel 1926 emigrò a New York e fondò uno studio con sua moglie Clara, insegnando gli esercizi ai danzatori, inclusi Martha Graham e George Balanchine.
Il suo intento di andare oltre il body building lo portò ad inventare nuovi macchinari, adatti a svolgere gli esercizi senza i classici danni strutturali che le macchine da palestra possono provocare nel tempo.
Muore negli anni sessanta, lasciando un gruppo di allievi che porteranno avanti il suo lavoro fino ad oggi, con la creazione di scuole abilitate all’insegnamento e un metodo certificato e riconosciuto in tutto il mondo.
Dopo la morte del maestro, il metodo Pilates ha subito diversi sviluppi. In Italia, in particolare, è stata Anna Maria Cova ad introdurre la disciplina con il nome di Metodo CovaTech Pilates che, pur mantenendo intatto il corpus originale, si avvale di nuove intuizioni. Nuovi protocolli arricchiscono e completano la tecnica che supporta le posture statiche con movimenti dinamici.